
Senza perdere la leggerezza
Si può raccontare una storia tragica, toccare una profondità, utilizzando un codice – apparentemente – più leggero o quotidiano?
Care Lettrici e Lettori,
Si può raccontare una storia tragica, toccare una profondità, utilizzando un codice – apparentemente – più leggero?
Roberto Benigni ne La vita è bella ha parlato di una delle più grandi barbarie del ’900, la Shoa, affidando le immagini cupe del lager agli occhi puri di un bambino. Un film che ha sollevato dubbi sulla possibilità che si possa ridere (?) nel contesto di una tragedia. Il film di Benigni, come accadrà qualche anno dopo con La mafia uccide solo d’estate di Pif, secondo noi non rinuncia alla profondità né al rispetto della memoria. Il libro di Paolo Comentale di cui ci occupiamo in questa stessa pagina inserisce, in questa strage dimenticata, gustosi episodi farseschi: il gerarca fascista è un ignorante presuntuoso e la sua figura ci fa ridere ma è dentro un contesto spaventoso di sopraffazione.
Sotera Fornaro Agosto (Edizioni di Pagina)
Alessandro Cobianchi Di versi diversi (Edizioni di Pagina)
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